Storia di Cice 1918

pop out button

12

Trascrizione Originale Trascrizione+Originale



[Pratesi copia la lettera del padre di Annina, della sua domestica, Felicita (Cice) Bianchi, aggiungendo i suoi commenti]

     “Mia cara Annina, Roma 30 agosto 1918

Ho ricevuto la tua cartolina, che ho rice-
vuto con sommo piacere. Con dolore sento però che tua ma-
dre ti vuole portar via. Essa disubbidisce ai miei ordini.
Annina ricordati di tuo padre che tanto ti ama; non par-
tire se vuoi rivedermi. Se tu partirai non mi udrai
più, quando comprenderai saprai il perchè. Se non ti voles-
sero più tenere dove sei scrivimelo, che ti farò prendere da
nonna Rosina. Perchè nonna Rosina non mi scrive? Salu-
tala. Ti bacia forte forte tuo affmo padre,
               Emilio...

Questo da Roma, ov’egli oggi milita in lavori
rurali, scrive alla sua figlioletta di dieci anni Emilio Mar-
tellini, il quale undici anni fa, incinse di detta bambina la ra-
gazza Felicita Bianchi, prima che costei venisse al mio servi-
zio, ov’è a tutt’oggi. Ella fu dipoi abbandonata, in quello stato
penoso, dal suo seduttore, il quale non si curò più di lei, nè
della figliuola, ma, datosi a vita disordinata, e pretendendo di spo-
sare un’altra fanciulla benestante, e negandogliela il padre, si
rese colpevole, verso di esso, di omicidio mancato, soggiacque alla
condanna di quattro anni di reclusione, che scontò quando,
richiamatovi dalla guerra, tornò in Italia dalla Germania, dov’era
fuggito, e vi viveva come operaio. La ragione del tentato
omicidio non mi fu mai riferita chiaramente dalla Felicita Bian-
chi, nè come esso accadde, ma pare in un alterco: se non che questa ragione può essere
anche più grande. Dopo tre anni di pena, uscito di carcere, e incorpo-
rato nella milizia, si riaccostò di nuovo alla Bianchi, la
quale, contro i miei consigli, gli corrispose, promettendogli (pare)
di sposarlo a guerra finita. Alla bambina Annina, vivente a
Santa Fiora con la miserabile nonna materna, io ora ho potuto



procurare, non senza grande difficoltà, un posto nella Pia Casa
di Lavoro di Firenze, e perciò la madre andò in quel suo
paese natale a riprenderla contro gli ordini di colui che già nella
sua cartolina parla da padrone, senza averne nessun diritto dopo
il crudele abbandono, e il più che decenne silenzio. Così egli vor-
rebbe che la figlia non avesse il benefizio, che per lui solo è possi-
bile, d’essere mestamente educata, istruita, indirizzata a un
mestiere; e per raggiungere il suo fine egoistico, (la Felicita
Bianchi ha in questi dieci anni messo da parte qualche risparmio)
tenta d’impressionare la piccola figlia, scrivendole, dopo i
suoi maritali disastri, così sentimentalmente, e accusando
la madre d’aver trasgredito ai suoi ordini. Costui mi com-
parve una volta in casa con la scusa di portare alla
Felicita, le nuove della madre. Lo vidi appena fuggevolmente.
Ricordo solo che era brutto, miseramente vestito, e assai este-
nuato. È anche un infelice, ma può essere un temibile delin-
quente, e la sua condotta lo indica come uomo di nessuna
coscienza, prepotente e violento. Ora apparisce dolce e affet-
tuoso poichè mira a sposare la donna a cui procurò molte pene
e non altro, ma se ella lo sposa, sarà infelicissima, e non
potrà continuare a vivere con un uomo che la vorrà soggetta
in tutto e per tutto alla sua rozza e dura autorità mari-
tale.

               Firenze, sei settembre 1918

 
Image of Page 1