Mario Pratesi a Gino Bandini

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    Belluno, 28 ottobre '06.

Caro Gino,

    Scrivo a te per ringra-
ziarti e ringraziare tua moglie
dei saluti, e perchè non so se Dante
sia ora in Casentino, o a Com-
piobbi, o a Roma. Spero che sta-
rete tutti bene. Io passerò di
qua immancabilmente il 15
novembre. Ho già speso quattro
giorni a scuotere la polvere de-
cennale dei miei libri, e a incas-
sarli, e ne ho empite, fino all'orlo
diciassette casse, due delle quali sì
grandi che non so se vi saranno a
braccia di facchini che vogliano
trasportarle. Ho poi i mobili
e altro. La serva, tollerabile per-
chè alla poca capacità supplisce
con l'animo incapace d'infamie,


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e con un certo buon cuore, m'accom-
pagnerà a Firenze per tenermi
il cane, e aiutarmi a rimettere
i mobili in casa; ma come mi
fu assolutamente dichiarato,
alla fine di decembre tornerà
nel suo Cadore, dove è richiamata
dalla madre inferma, e più dalla
nostalgia. Quanto alla nostalgia
so che per una contadina
di questi luoghi è insuperabile.
Io già la provo io che in 19 anni
non mi legavo qua con
nessuno, ma che mi sento pro-
fondamente legato a queste montagne
alpine, tanto che soffro infi-
nitamente a lasciarle. E pre-
vedo di incontrare a Firenze
una brutta e povera vita,


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in mezzo alla gran frivolezza
di quella gente pettegola e chiacchier-
ina. Avrò poi sotto gli occhi
spesso, la tragedia non su-
blime certo, ma dolorosissima
e spiacentissima, di quel
mio cugino Giovanni, ridotto
all'estrema miseria. Mi sono
informato presso la Direzione
Generale delle Ferrovie Mediter-
ranee a Milano, se il suo
fratello Pio viveva ancora e
quel Capo Divisione mi ha
partecipato che "l'Impiegato
sig. Pio Pratesi, già addetto alla
stazione di Novara, è morto in
attività di servizio sin dal 16
luglio 1903".
Giovanni dunque
non ha della sua famiglia altri
a cui addossarlo, e va gridando


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per tutta Firenze contro i
parenti che lo lasciano
morire di fame! Prevedo
dunque che non avrò neanche a Firenze
la pace che dovrebbe avere
un uomo che l'ha cercata
nella solitudine, lontano
dalle zanzare e dalle vipere
umane. No, nè zanzare nè
vipere possiamo evitare:
esse ci rinascono[?] sempre lun-
go il cammino finchè non
si trova la fossa. E avrò inoltre
da cercarmi una nuova serva,
cioè un essere rude, con tutti
i perversi istinti della carne
umana e della natura. Vedi
che la mia prospettiva del
riposo dal servizio non è rosea.
E tu che fai? Non ti logorare
col troppo lavoro; saluta tutti
                  e ti abbraccia il tuo Mario.

 
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