Luisa Anzoletti a Mario Pratesi

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                      Villa Rosa, Trento, 12 agosto
                                                  1906

Amico gentilissimo e carissimo,

    Da due giorni sono nelle
morse d'un ostinato male
di capo, che mi condanna alla
solitudine e alle tenebre. Tuttavia
non voglio aspettar di più a
scriverle; solo le accenno
la causa, ch'Ella deve aver
presente, se i miei pensieri
vengon più senz'ordine e in
malo modo più del solito.
    – Anche la ripresa delle
tribolazioni con la donna di
servizio s'aggiunge a darle
tormento! Dev'essere la canicola
che acuisce questa piaga, perchè
anche la nostra Perpetua da
due settimane ce ne fa di tutti
i colori. E ancora bisogna
sopportare e far più ch'è


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possibile le viste di non accorgersi
nè dei malanni nè delle insolenze
perchè ci si rimetterebbe la salute.
Porti pazienza! È la raccomandazione
che la Mamma ed io ci facciamo
a vicenda, e io la fo anche a Lei.
Quando sarà a Firenze potrà più
facilmente cambiare in meglio. Quan-
tunque credo che il guasto delle persone
di servizio sia generale. Ma a Firenze,
se Lei vorrà, potrò rivolgermi a qualche
signora di mia conoscenza e pregarla
di trovare per Lei una domestica
ammodo. – Io spero che la Sua
nuova dimora sarà davvero, come
Chiaro Davanzati cantava, la
         ...dolce e gaia terra fiorentina
       fontana di valore e di piacenza.
Il mondo della visione colà è
tutta un'ascesi dalla terra
al cielo; e saranno ospiti serene,
spiriti benigni di pietà e di pace
le immagini che ne verranno


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ad abitare la Sua mente. Anche
la compagnia che ivi troverà
non sarà più quella malvagia
e scempia di codesti sventurati
luoghi divisi dal mondo. E poi,
da Firenze a Milano son poche
ore, e noi speriamo di godere
più frequenti le Sue carissime
visite. Insomma, io vedo tutto
dipingersi dei più lieti colori in
questa sua felice risoluzione di
mutare sede; e mi par di presentire
ch'Ella se ne troverà contentissimo;
anche perchè le persone che
la ammirano nelle geniali opere
della sua mente, potendo accostarsi
più facilmente a Lei, Le faranno
provare tutta la compiacenza di
sentirsi amato e circondato di
cortesi attenzioni. –
E ora mi lasci tornare
a quell'avventatello presuntuosetto


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d'un mio articolo – non per tediarla
a occuparsene, e nemmeno per
amore sviscerato a una cosa mia
– ma semplicemente per dirle che
se Ella crede possa in parte
venir pubblicato, io non rinunzio
a questo scopo, che fu quello per
cui lo scrissi. Tutto quel preambolo
(circa l'habent sua fata che
valse per tante opere belle
di quegli autori cui la Fortuna
avrebbe scemato grandezza) a proposito
delle opere Sue, io lo
ometterò. È strano che quando
parliamo di un artista morto,
il dire che non fu abbastanza conosciuto
e onorato, sofferse queste e quest'altre
ingiurie della sfortuna, – come, per
un solo luminosissimo esempio, si legge del
Leopardi nel Carducci1 – gli
accresce infinitamente amore


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e gloria nella nostra coscienza.
Invece, il dirlo d'un artista
vivo, pare un'offesa. Mala
differenza sta in ciò, che parlando
dell'autore morto, non ci sono
più i suoi ciechi e invidiosi
contemporanei che ascoltano. Mentre
parlando dell'autore vivo, c'è
una quantità di gente che si
sentirebbe offesa dei torti da essa
avuti verso di lui. – Quanto alle
omissioni di alcune sue opere nel
mio articolo, ricorda Ella che il
Cena mise per patto non superasse
un dato numero di pagine2? So che
io ne tenni conto esattamente, ed è
dovuta proprio a questa tirannia
spaziale l'omissione di qualche
pur importantissima sua Novella.
- Quant'è dello scritto che
con affezione d'amico Ella vuol
conservare, io Le prometto di
ritornarglielo intatto, dopo aver


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tratta copia del mio articolo.
Ripeto, se ora non può occuparsene,
io aspetterò finchè n'abbia l'agio!
Non accade Le dica che terrò conto
religiosamente delle sue osservazioni
e d'ogni suo desiderio nel rimaneg-
giarlo
. Ma proprio non farne nulla
mi dispiacerebbe assai; salvo che
Ella non mi dica espressamente di
aver più piacere ch'io ne smetta
il pensiero.
    Intanto la mia gratitudine
cresce sempre più per la cura tanto
affettuosa, tanto generosa, ch'Ella
s'è presa scrivendo sul "Mozart"
del nostro Marco. Non so dirle
abbastanza tutta la nostra consolazione
per un sì spontaneo e prezioso dono
della sua mente! Vorrei che il
nostro sentimento fosse come un
soffio d'aria mite e dolce in
mezzo alle raffiche tempestose
che talvolta Le si sollevano
intorno a flagellarle lo spirito.
Eppure il Suo genio creatore
ha bisogno anche di questi tormenti!
     In una sola amichevolissima espressione
raccolgo i ricordi di noi tutti a Lei, e con una
          forte stretta di mano mi ripeto

                                                       la Sua aff. amica
                                                                Luisa Anzoletti


[in margine, senso verticale]

Marco Le scriverà presto. – Mi scusi la pessima
scrittura dovuta in parte al pessimo inchiostro.


[in margine, senso verticale, p. 1 (poscritto alla lettera)]

Devo ritornarle la Cartolina del "Giornale d'Italia" che gentilmente
ci ha inviata?



1. Carducci, G. Degli spiriti e delle forme nella poesia di Giacomo Leopardi. (Bologna: Zanichelli, 1898).
2. Si riferisce all'articolo "Per lo studio di un romanziere" che all'inizio preparava per la Nuova Antologia e che è uscito poi in Rassegna Nazionale (1 febb. 1907).

 
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