Piero Barbèra a Mario Pratesi

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recto



Al: Prof Mario Pratesi
Via S. Simone, 16 III.o p.o
Milano

[timbrato: Firenze 11 - 7 - 83]



verso



     Caro Sigr Pratesi

Ha visto ciò che Ottone di
Banzole (Alfredo Oriani ) dice
di Lei a pag. 26 del suo Quar-
tetto pubblicato, anno, dal Galli
di costì?1 Gli ha Ella regalato
una copia dell’In Provincia? Mi
sembra persona capace di fare
una buona recensione del libro.
Che ne dice? Suo Piero B[arbèra]



1. Allora due nuovi scrittori comparvero nell'arringo: un bozzettista, che si fece poi viaggiatore: un novelliere, che salì fino al romanzo, De Amicis e Verga. Al primo salto oltrepassarono tutti e nessuno li ha ancora sorpassati….: De Amicis invece di vedere e di ascoltare, aveva monturato i versi dell'Aleardi…. Nullameno i paesaggi salvarono le figure dei quadri, e la madre del figlio fu la più nobile e fortunata risorsa dello scrittore. Verga più coraggioso e più acuto sfiorò appena l'idillio e cercò il dramma. I suoi primi libri furono più un ricordo che una scoperta, ma imitando gli altri finì per trovare se stesso; e oggi, dopo un raccoglimento di qualche anno, ricompare più severo e più italiano, mentre Fogazzaro tenta di oscurarlo colla sua Malombra, Faldella vezzeggia ancora nei racconti, Barrili trova lettori per le proprie immutabili favole, orlate della stessa immutabile frangia di riflessioni; Capuana ne cerca per i suoi nuovi e piccoli esperimenti naturalisti, e il Pratesi quasi ignorato ne merita. In: Oriani, Alfredo (Ottone di Bànzole), Quartetto. Milano: Galli, 1883, p.26

 
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