Giacomo Barzellotti a Mario Pratesi

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Carmo Amico,

    Che dirai del mio lungo silenzio
La tua lettera che mi giunse poco dopo la mia,
mi fece un vero piacere nonostante che vi trovassi
la tua solita malinconia. Mi accorsi infatti che quando
un giovane sa con tanta efficacia descrivere all'ami-
co e delineare i proprii concetti e i proprii disegni
ciò vuol dire che egli è capace di porli ad
effetto; perchè la coscienza vera profonda, sentita
delle proprie aspirazioni e inclinazioni è indizio sicu-
ro della potenza di realizzarle nel fatto. Dopo poco
tempo che ebbi ricevuto la tua lettera, nella quale
mi dimostravi il tuo solito affetto, e ne avevi
ragione perche ti voglio bene davvero, seppi da
persona amica che tu eri tornato in famiglia1.
Tu sai la mia indole poco espansiva generalmente
ma credi che questa notizia mi tenne allegro
e felice per parecchi giorni. Alla tua memoria, caro
Mario, vanno uniti molti dei momenti più felici
della mia vita, quelli delle gioje giovanili
delle confidenze passionate, dei bei tempi dell'u-
niversità e degli studi. Riacquistando te (non
lo dico per enfasi riacquisto una parte di
me stesso, ritrovo quei pensieri e quelli affetti
che tu conservi e abbellisci col vivo sentimento
del bello che possiedi, e che, speriamo, potrai


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mostrare quantochessia in qualche lavoro
letterario. Io, credilo in coscienza, non solo lo
spero, ma lo credo sicuramente e, te l'ho detto
altre volte non per incoraggiarti ma perchè lo
penso. Solo quello che io temevo in te era una
costituzione delicata come la mia, più impressio-
nabile della mia che pure lo è molto; ora so che
tu ti vai rinforzando nella salute, e questo credi
a me entrando specialmente nell'età virile
ti sarà la potenza di assumere l'abitudine di
meglio dominare te stesso, e le proprie aspirazioni
che è in ultimo dei conti il migliore precet-
to filosofico delle dottrine stoiche da applicare
alla vita. Non spegnere non uccidere i desiderj, gli
affetti; no; contenerli, signoreggiarli.
    Addio caro Mario. In questo tempo ho
letto tutto l'Epistolario di Leopardi, e ho finito
un lavoro che ti manderò2; ho fatto altri studi,
segnatamente di lingue moderne.
    .Quanto desidererei rivederti! Spero però
questa primavera di passare una giornata con
te a Siena se lo gradirei. Saluta Cosci da
parte mia , e tuo fratello quando scrivi loro.
Addio di nuovo, e credimi il tuo
         vero amico G.Barzellotti

Firenze 3 Marzo 1869.



1. Mario Pratesi era stato in una casa di cura per malattie mentali.
2. In quell'epoca, il Barzellotti tenne due discorsi, poi pubblicati nello stesso 1869: "Dell'animo di Michelangelo Buonarroti in relazione all'ingegno di lui, alla storia delle arti e de' suoi tempi, discorso del Prof. G. Barzellotti letto il dì 11 Aprile 1869 nel R. Liceo Dante per la Solennità commemorativa degli illustri Italiani (Firenze: Barbera, 1869) e Sopra alcuni temi di letteratura e di filosofia proposti dalla Società promotrice degli studi filosofici e letterati: relazione letta dal Prof. G. Barzellotti nel comitato letterario del circolo artistico (Firenze: Le Monnier, 1869).

 
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