Giacomo Barzellotti a Mario Pratesi

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Caro Pratesi

                                        sabato 1871

    Non accusare il mio silenzio, perché
sai che io non mi scordo di te. Ti scrivo quin-
di due righe e titolato di ricordi e per farti sapere
come sto e che cosa faccio. Quà meno la solita
vita, per poco però, perché Mercoledì o Giovedì
parto per Roma dove mi tratterrò a vederla in
questa circostanza solenne, e a baciare le pietre
del Colosseo, del Foro ridivenuto italiano1,
dopo 11 secoli; poi andrò forse a Napoli, e
tornerò verso il 15 costà. Tu se vuoi, puoi
scrivermi, dopo Mercoledì, a Roma (ferma
in posta). Sono impaziente di sapere se finalmente
hanno fatta qualche cosa di te. Dimmi
anche come vanno le tue Viole2.
    Addio; saluta Cosci e gli altri amici.
Se ti ricordi di me, guardami, ti prego,
sulla sommità della via Sacra, presso il tempio
di Giove capitolino, in atto di risalutare
uno di que' tramonti splendidi del sole
romano che indorano le volte del Campidoglio
e dell'Aventino. Tuo affmo amico
                          Giacomo B.
 
 

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Riapro la lettera per dirti che ho fissato
di tornare a Firenze prima d'andare a Roma;
e che giungerò costà Mercoledì sera, e mi
tratterrò Giovedì sino a sera p[er] ripartire alle
10 ½ pomeridiane per Roma. Ti vedrò volentieri.



1. Si riferisce alla presa di Roma il 20 settembre 1870.
2. Jacopo e Marianna (Viole di Marianna) prima della pubblicazione ne "Il Diritto", sett. 1871.

 
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