Giacomo Barzellotti a Mario Pratesi

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Caro Mario,
 
         Ho finito in questo momento
il tuo romanzo (jeri me ne lessi più della metà tutta
d'un fiato) e non ho voluto tardare a scrivertene
subito la prima impressione vergine e spontanea. Ti dirò
dunque che mi è molto piaciuto, e non solo per la
forma, che come t'ho sempre detto, è pura toscana
e vivissima, e meno alcuni piccoli nei che ti farò
vedere, è gastigatissima, ma anche per la condotta in
generale e per le proporzioni dell'intreccio, e pel
modo in cui tutte le parti di questo procedono, e
si annodano. Il tuo racconto, che hai fatto benissimo
a ritrarre piuttosto dalla natura e dalla vita comune che
non dalle sceneggiature scompigliate dei romanzieri contem-
poranei, se non è molto complesso, e maraviglioso, procede
però sempre sostenuto da un certo interesse temperato,
ed è nella sua semplicità elegante. Però considererei, più
che una vera e propria storia della vita di que' personaggi
che vi operano, un episodio breve e commosso, e la
parte che vi ha ciascuno de' tuoi caratteri è in
modo accordata con quella che vi hanno gli altri,
da non lasciare apparire nessuno a riescirci[?] inutile, nes-
sun personaggio superfluo. A questa qualità semplicissima
dell'intreccio, che si regge tutto sopra una sola
azione: il tentativo contro Marianna, rispondono
anche benissimo le proporzioni che tu hai date alla


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pittura di ciascuno de' tuoi personaggi. In un racconto
più largo e nel quale l'azione avesse dovuto spingersi
in un ambito maggiore, il carattere di ciascuno
de' personaggi avrebbe voluto essere anche più lumeg-
giato nè particolari; ma tu sai meglio di me che
in ogni rappresentazione drammatica se è vero
che il carattere genera e svolge gli avvenimenti,
è anche vero che questi soli gli spiegano il carattere
e lo rivelano via via agli spettatori o ai lettori
in forma sempre nuova e diversa. I tuoi personaggi
sobriamente ritratti fanno sobria l'azione; questa
semplicemente spiegandosi tra caratteri semplici
e spesso in iscorcio, li fa apparire, li mette innanzi
tanto quanto essa richiede, niente più o niente
meno. Non ti paja questa una critica; pur in
questo anzi è segno del gusto che tu hai per
l'armonia e le proporzioni di un lavoro d'arte;
e del resto in un tempo in cui di descrizioni,
fitte e rifitte di particolari minuti, ne abbiamo
fino agli occhi, io te ne lodo di molto.
    "– Ma in sostanza oggi tu sei di buon
umore, vuoi tutto lodare!" – E a che prò cri-
ticare a ogni costo nella prima impressione
della lettura, quando questa lettura è stata
piacevole per me? Il lavoro m'è piaciuto, ripe-


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to, e di molto. Parlandone, come spero al pubblico
avrai, se mi verrà, la mia critica. Per oggi intanto
senza cercare il pel nell'ovo, ti dirò che oltre
quel tratto di Nevio di cui già ti parlai, mi è
un po' dispiaciuto il modo un po' troppo aperto
con cui il contratto di Marianna è concluso tra
la Candida e il [Sor Pierino]. Potevi far sentire
le cose, senza tanto scoprirle. Il Manzoni in cosa
quasi simile, lo ha fatto da par suo. Ma è
così difficile diventar sommi alla prima; che
credo poter dire addirittura che non è possibile.
    Oggi parto per Livorno dove mi
tratterrò 4 giorni; puoi, se credi, fino a tutto
Lunedì, rispondermi là ferma in posta. Gradirò
molto sentire che cosa fai, e che modo di vita
tieni, e che studii fai. Partirò per la Germania
tra 10 o 12 giorni
.
    Addio; tanti saluti a tuo Padre e
al fratello, e credimi sempre il tuo

                             Giacomo B

Firenze 2. Agosto 1872.

 
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