Giacomo Barzellotti a Mario Pratesi

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[mano ignota: 30               1872]

Caro, Mario,              Berlino, Unter des Linden, 68, 3a tr.

    Se io non ti ho dato nuove
di me fino ad oggi, non attribuirle, prego, a dimentican-
za o a cattiva salute. La nostra amicizia è ormai così confer-
mata dalla prova di più e più anni che non ha bisogno
di queste cose; e le nostre opinioni, i nostri giudizii sulla
vita, sulle lettere, sulle scienze, le nostre speranze, i nos-
tri desiderii s'incontrano in tanti punti, che, anche
lontani l'uno dall'altro, viviamo, credo, in gran parte
insieme. Dico questo non per mero sfogo rettorico; più e più
volte al giorno nel mio viaggio in mezzo a questi luoghi,
prima a me sconosciuti, e a questa gente che mi destava-
no a nuove impressioni ogni momento, ho desiderato di
esser con te, e di poter farti parte dei miei giudizii e
de' miei sentimenti circa a questo popolo. Ma giacché
non posso a voce, prima che ci rivediamo e ne parlia-
mo a lungo, ti dirò che l'impressione generale
che io ho ricevuto da questo paese è poco differente
da quella che me ne avevano data i discorsi degli
altri e i libri letti da me; anzi se in qualche
parte vi ho trovata una diversità, questa è onorevole
per i Tedeschi, perché io ho riscontrato nella loro vita citta-
dina (meno in Vienna) così meno elegan-
za, lusso e splendore che non me sarei immaginato.
Anzi io credo si possa dire addirittura che questo


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popolo, mentre è innanzi a tutti gli altri negli studj
e nelle armi, è indietro all'inglese e al francese
nel commercio e nelle industrie. Non che quà tu
non veda molto moto di veicoli e di mercanzie, e tu
non trovi, specialmente per ciò che riguarda i libri,
grandi depositi e magazzini, come per es. Lipsia,
ma il prezzo enorme di tutto ciò che tu compri, e
la difficoltà di trovare molte cose che domandi ti dicono,
mi pare, che il commercio tedesco non è pervenuto
ancora alla facilità dello smercio che hanno il com-
mercio francese ed inglese. Questo poi in gran parte
fa sì che anche nelle città grandi la vita non è
così comoda, per ogni ordine di forestieri, come potrebbe
essere a Vienna, a Londra, a Parigi, e anche a Milano
e a Firenze; causa forse il caro di alcune cose che
quà non escono dal suolo, ma sono comprate per
poi rivenderle. Ma dove tu trovi i Tedeschi a casa
loro è nel campo delle scienza e della scienza come
scienza. Le molte conoscenze che ho già fatte a
Vienna, a Lipsia e quà a Berlino non mi hanno
potuto offrire occasione d'entrare nel fondo delle
loro idee e dei loro studj, il che del resto sarebbe
stato impossibile in sì poco tempo, ma mi sono bastate
per osservare il modo di vivere di questi studiosi,
e soprattutto il loro raccoglimento,stanno quasi tutti in


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casa di modesta apparenza con poca servitù, hanno famiglia,
sono uomini tutti scuola e tutti casa, garbatissimi
coi forestieri, senza orgoglio (per lo più) perché conoscono
le difficoltà delle scienze e sentono che nessun uomo
né anche nessun popolo può dirsi giunto a possederle
tutte. I professori che ho conosciuti finora sono il
celebre Ritschell a Lipsia, lo Strümpell, l'Hermann
pure a Lipsia; quà il Mommsen, il Benitz, il Kirchmann
l'Harms, ed altri, oltre alcuni scolari, banchieri etc.
Tutti sono stati gentilissimi, e hanno dato a me e al
Ferri1 tutte quelle notizie che ci occorrono. Sono
singolarmente garbati e affettuosi cogli italiani, e dicono
che la Germania e l'Italia sono ormai unite da una
stessa sorte, che l'Italia farà molto in avvenire etc.
Senza dilungarmi a darti notizia dello stato generale
della scienza e della filosofia quà; ti dirò che
quest'ultima non è in gran fiore come scienza
sistematica, ma che è pur sempre assai studiata e
che informa di uno spirito unico e profondo
tutti gli altri studj, e segnatamente la pedagogia
che gli studj esatti storici e naturali sono in fiore;
che invece le lettere, quantunque producano molto,
producono poco di veramente meritevole, in
questa parte c'è, a confessione degli uomini
più autevoli [sic] da me consultati, c'è un ristagno notevole.


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E ora, venendo a te, mio caro Mario, desidero vivamente
sapere che cosa fai, che cosa pensi e scrivi, l'accoglienza,
certo favorevole, che avrà avuto il tuo romanzo, che forse
sarà finito di stampare, i tuoi disegni per l'avvenire,
e se sei fuori di Firenze, e se vuoi andare al Monte
Amiata e simili cose. Aspetto dunque una tua
risposta che indirizzerai a Berlino all'indirizzo
che è in cima alla lettera; io rimarrò quà
certo fino al 10 di Ottobre; e poi o mi tratterrò qual-
che giorno più a Berlino, o riprenderò la via
verso il mezzogiorno, e passerò per Gottinga, Magonza,
Frankfurt, Monaco etc. Ci rivedremo o alla fine
di Ottobre o certo ai primi di Novembre.
Se vedi tuo fratello o gli scrivi salutalo cara-
mente, e digli che, sebbene stia bene quà e ri-
tragga molto profitto dal viaggio, pure ritorno
spesso col pensiero a Roma, a quella stupenda
rivista vicino a Ponte Mallo[?], e a quei tramonti
così poetici delle campagne latine veduti
con vojaltri due.
    Addio; ricevi un abbraccio di cuore
       dal tuo amico

                      Giacomo Barz


Se è costà il Cosci, salutalo caramente, e digli
che gli scriverò.



1. Probabilmente Luigi Ferri (1826-1895), filosofo e pedagogista vedi: G. Barzellotti, Commenmorazione dell'accademico Prof. Luigi Ferri (Roma: Accademia dei Lincei, 1895).

 
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