Giacomo Barzellotti a Mario Pratesi

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Caro amico,

                      Piancastagnaio (Siena)
                             21 Agosto 1911.

    Comincio col darti una buona
notizia di famiglia, che tu, come amico,
devi essere uno dei primi ad avere.
Mario ha passato a Bologna bene
11 esami, e ieri mi mandò un tele-
gramma annunziandomi che era stato
fatto ufficiale effettivo. Questa cosa
mi ha tolto un gran pensiero,
perché, avendo Mario 25 anni tra
poco, se non fosse passato, non avrei
proprio saputo che poter fare di lui.
Ma quest’anno ha studiato più; e,
per quanto la professione scelta da
lui non sia proprio quella che io
avrei desiderato vedergli prendere,


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mi consola però e mi tranquillizza il
pensiero che almeno egli avrà uno sta-
to, una condizione di vita dovuta all’opera
sua ch’egli farà qualcosa. Ora an-
drà per un po’ di tempo a Viareggio
dalla mamma e dalla sorella.
    Ho letto, da qualche tempo, la
tua ultima novella che è delle cose
tue più vigorosamente concepite e
scritte. Alla bontà della forma che non
si smentisce mai in te, e che, specie
nei dialoghi, ha una rara vivezza
e freschezza si unisce in questa no-
vella maggior novità d’invenzione, viva-
ce descrizione di ambineti, varietà
di situazioni e di caratteri. Ciò che
riguarda l’effetto prodotto dalle dot-


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trine della nuova filosofia nella mente
e nell’animo del giovane Samuele po-
teva forse essere un po’ più largamente
lumeggiato e, quindi, reso più intelligi-
bile ai lettori da una più larga esposi-
zione dello sfondo storico delle idee del
Secolo XVII; ma bisogna anche pensare
che le proporzioni di disegno e di svol-
gimento di una novella non comportava-
no una maggiore estensione di vedute sto-
riche. La Corte medicea e il fasto vano
dell’aristocrazia, che la circondava, escono
in un vivo rilievo dalla pittura. Forse
è un po’ troppo accumulato il forte
dell’azione nelle ultime pagine ma
ciò non è senza un effetto e un inte-
resse innegabili. L’opera mostra, a ogni


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modo, che in te gli anni non si fanno
sentire1.
    Io sto qua quietissimo, leggendo
e occupandomi di alcuni lavori da pubbli-
care già scritti. Nel prossimo numero del-
l’Antologia verrà la Relazione2, da me
letta al Congresso filosofico internazionale di
Bologna. Ha per titolo: La mente filoso-
fica contemporanea.
    Contrariamente a quanto ti dissero
la Nena e Pieroe che io non credetti
mai
– la Muletti è qua da qualche tem-
po, e oggi è pure qua, venuto jeri sera il
Capitan Fracassa. Piero però ha fino a qui
ottenuto che sua figlia non passasse mai
dalle scale grandi, sicché non ci siamo
mai incontrati. La divisione dell’Ammini-
strazione, fatta da me, poiché io prestavo
quasi per nulla l’opera del Bacci e della
sua famiglia a Pier Luigi, gli costerà almeno


[in margine, senso verticale]

un 800 o 1000 lire di più all’anno; perché con un patrimonio che gli frutta appena
3000 lire, egli ha preso un amministratore, e ha in tutto 6 o 7 persone


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a mangiare in cucina. Dio voglia – dice anche D. Alfonso – che mio fratello
in questa ch’è la sua terza ripresa della corsa alle spese, non


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vada a una rovina definitiva che sarebbe rovina della povera Nena. Molti qua
la pensano. Io fui alla festa Vasariana ad Arezzo. Tanti saluti dal tuo
           G.Barzellotti .



1. In risposta vedi: Fatini, G. “Un romanziere amiatino, Mario Pratesi (Lettere a Giacomo Barzellotti)” Annuario 1931-32 del Liceo Ginnasio Carducci Ricasoli (Grosseto 1933), pp 45-46 25 ago 1911.
2. Intitolato in seguito "La mente filosofica contemporanea" Nuova Antologia (1 sett 1911).

 
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