Alessandro Gherardi a Mario Pratesi

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                   Firenze 26 marzo 72.

Mio carissimo Mario

    Tu hai ragione non una
volta ma mille di rinunziare
cotesto posto, le relazioni; al punto
che sono, e se sono generali; tra te e gli scolari; è
impossibile che possano diventar
tali da permetterti di rimare co-
stì. Ma perché tu hai centomila
ragioni e gli scolari centomila
torti, perché il Preside e i colle-
ghi tuoi dell'Istituto1 possono
fare, come tu dici, e lo credo
fermamente, testimonianza dell'
aver tu sempre e poi sempre so-
disfatto al tuo dovere, perché
dare le tue dimissioni in modo
assoluto, e non dire piuttosto


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(ciò che non solo è un diritto per
te, ma direi anche un dovere) per-
ché non dire?: Io non posso e non
debbo rimaner qui più a lungo; que-
ste e queste sono le ragioni; date-
mi un'altra collocazione, vedremo
se è per me impossibile soste-
nere un ufficio che tanti altri pure
sostengono, e tra tanti, di certo, per-
sone abili ed intemerate, di prin-
cipi sani ed invariabili. Possibile,
caro mio, che altrove e dovunque
tu potessi trovare la stessa indisci-
plinatezza, la stessa ingratitudine,
lo stesso cinismo negli scolari! È
stata una disgrazia, chiamiamola
pur così, ch'è toccata a te; ma
non devi credere che ti troveresti


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male anche altrove. Ma poi, caro
mio, sei ben sicuro che cotesta
mancanza di qualunque principio
sano, di gratitudine, d'affetto sia
proprio in tutti e non piuttosto
come pare più verisimile, sola-
mente in alcuni dei tuoi scolari.
I colleghi tuoi che renderebbero a te
buona testimonianza, come tu dici,
hanno anch'essi alle stesse lezioni
gli stessi scolari, e con una scola-
resca tutta bacata e marcia co-
me cotesta, quale insegnante, per
quanto d'idee stravaganti, per quanto
capace di transigere colle proprie
convenzioni e colla propria coscienza
potrebbe durarla? Vedi dunque anche
se non fosse il caso di dire: questi


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due questi tre questi tanti, quanti
saranno i veri cattivi, siano sospe-
si; espulsi se vuolsi, per non gua-
stare gli altri, per conservare nella
scuola la disciplina e la moralità.
Quando tu esponga questi motivi
nessuno, nè il Preside dell'Istituto,
nè il Ministero, possono contradirti.
Insomma, ad ogni modo, caro mio, tu
devi chiedere sodisfazioni, quante
vuoi e quante hai diritto d'averne,
mantenere incontaminati i tuoi prin-
cipii, non cedere mai a qualunque
pressione, ma nemmeno, caro mio, ab-
bandonare addirittura e così a un tratto
una strada dove se ora ti trovi
male prima o poi ti potresti tro-
vare benissimo - Io ti parlo da ami-
co quale ti sono. Ancor io ho il


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mio amor proprio, la mia dignità,
i miei principi da mantenere e di-
fendere, ancor io mi son trovato
qualche volta attaccato su questo
terreno, e non mi sono mai tirato
addietro, ma ho combattuto ed ho
vinto salvando la dignità e la mia
posizione sociale. Fai, caro il mio
Mario, un supremo sforzo anche que-
sta volta, o per lo meno non preci-
pitare a prendere una risoluzione. De-
gli amici ne hai degli altri. Scrivi
e senti ed esprimi la cosa anche al
Barzellotti, a quella vera perla di
galantuomo che tu hai trovato essere
il Maraini, ed anche se vuoi al
Guasti. Aspetta da tutti una rispo-
sta, e poi (la volontà è libera)
prendi la tua risoluzione. Non


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mi negare questo favore, mio ca-
rissimo amico, e tu avrai in
scambio mille volte centuplicata
l'affezione del tuo
             vero amico

                   AGherardi

P.S. Dammi presto qualche
notizia qualunque essa
sia.



1. Istituto Cicognini (Prato).

 
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