Alessandro Gherardi a Mario Pratesi

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       Mio carissimo Mario

    Non posso persuadermi che
tu non abbia ricevuta una mia lettera
scritta il giorno di Ceppo, nè d'altra
parte so spiegarmi come tu non mi ab-
bia risposto una sola riga. Forse non
dovevo fare tutti quei casi per mandar-
ti il libro, che ora ti mando addirittura;
e forse lo scriverti a quel modo ti è
sembrato un voler io sindacare un po'
troppo in là il fatto tuo!! Tutti que-
sti scrupoli mi son nati vedendo che
non ti sei fatto vivo dopo quella lettera.
Se feci male, perdonami; puoi immagi-
narti che io non ebbi la minima in-
tenzione di far cosa che ti potesse dispia-
cere. Questo dico nel supposto che tu
abbia ricevuto la lettera; che se tu non
l'avessi ricevuta, mi dispiacerebbe da
un lato perchè ti parlavo di tuo
fratello
e più a lungo anche del Bar-


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zellotti e degli altri amici; ma d'altra
parte sarei più tranquillo. Ti dicevo
d'aver indugiato a mandarti il libro
delle Lettere della Macinghi, edito dal
Guasti, e di non sapermi decidere anco-
ra, temendo che una cosa cacciasse
e frastornasse l'altra; cioè che la lettu-
ra e se vuoi anche, lo studio di quel
libro ti rubasse il tempo e la voglia
di attendere al tuo lavoro, che io desi-
deravo ardentemente di veder finito
e stampato. Ora, vada come si vuo-
le, non indugio più e do la via al
libro insieme con la presente. L'assi-
curo, perchè non abbia a restare a mez-
za via; onde tu fammi il piacere, den-
tro un certo termine, di farmi sapere
se l'hai avuto.
    Ricevei ieri l'altro, ultimo del
77, la solita scatola con delle belle
e buonissime chicche per queste bambi-
ne, e alle quali hanno fatto e fanno


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una festa grandissima. Ma oramai son grandi,
caro Mario: bada di non avvezzarmele
interessate. Andiamo via, questo dev'esse-
re l'ultimo anno, e me lo devi promet-
tere a voce quando ci rivedremo.
    Tu continui a star bene? Sei
contento del nuovo Preside? Ti ri-
spose il Del Lungo? Quando ti scrissi
mi ricordo d'averti detto che io lo
vidi, forse un'ora dopo che egli avea
ricevuto una tua carissima lettera. Ti
dissi anche ch'egli era stato malato
in letto, d'una eruzione non del tutto
benigna, vari giorni, ma che era quasi
del tutto guarito. Ora è guarito dav-
vero; lo rividi tre o quattro giorni
sono e lo trovai in buonissimo stato,
anche meglio d'avanti che s'ammalas-
se. - Io pure, di salute, seguito a star
bene, dopo un rabbuffetto, sebbene di
poca entità, che ebbi ai giorni scorsi:
di che pure ti scrissi nella mia ultima.


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anche in casa, grazie a Dio, stiamo
bene. Ti saluta e ti manda mille
felici auguri per l'anno nuovo,
in nome suo e delle bambine,
la mia Antonietta. Io ti abbraccio e
ti stringo la mano, dicendomi anche
una volta, se occorre

       il tuo affmo Sandro.

Firenze, 2 gennaio 1878.

 
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