Alessandro Gherardi a Mario Pratesi

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Mio carissimo Mario.

                              5 luglio
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    Le nostre speranze sono perdute
per sempre; io non vedrò più la mia
povera Teresa in questo mondo: ella
è in paradiso fino dal 23 dello scorso
mese. Io mi sfogai e sfogo in pian-
to, ma con l'aiuto di Dio e le pre-
ghiere di quel caro angiolo che tanto
mi volle bene quaggiù, spero di ras-
segnarmi! Così fa e spera di fare an-
che la povera Mamma.
    Farò col Sig. Guasti quello che
tu mi dici. Sapevo ch'egli ti ave-
va scritto; e che ti avesse scritto
con affetto anche di me lo imma-
ginavo; tanto bene mi vuole. Co


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sì Dio m'aiuti e la parola affet-
tuosa degli amici e le creature che
mi restano possano farmi soppor-
tare questa ch'è la più grande
e terribile delle sventure che mi
potevan toccare.
    Io t'aspetto con desiderio quan-
dunque tu possa venire.–Il tuo
libro m'era anzi stato detto che
faceva fortuna, come va? Non
lessi la Domenica letteraria1 che ne
parlò, ma procurerò di leggerla.
    Addio o carssimo de' miei a-
mici. Ricevi anche tu un bacio dal tuo

                                    S.


PS. Dante seppe della mia disgra-
zia ieri, e oggi mi ha scritto una
lettera piena d'affetto.–Saluta, come
lo vedi, il nostro Giacomo.



1. Probabilmente scrive sbagliatamente il titolo e si riferisce invece alla recensione firmata G.D. in La Gazzetta letteraria (16 giugno 1883).

 
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