Alessandro Gherardi a Mario Pratesi

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Caro Mario

    Finalmente mi fo vivo! Sono
andato tanto, in questi ultimi giorni, in
su e in giù dalla città alla campagna e
viceversa che non ho avuto il tempo di
voltarmi da nessun'altra parte.
Ebbi quel Numero unico
e lessi tutti quegli articoli, dei quali 14
dico senza adularti non mi piacque
interamente che il tuo. È un inno
a quella che dev'essere veramente tanto
bella e cara città! e che io non ho ancora
veduta. – Ho finito anche di leggere
or ora il tuo Romanzo, un'altra tua
vera opera d'arte. Come sono veri
e ritratti tutti quei tuoi personaggi
dal primo all'ultimo! come sono
anche vari e diversi l'uno dall'altro
e come distinti tra loro
anche i simili, nella piccineria, nell'


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intrigo, nella burbanza e nella furfanteria!
Peccato che i principali, i protagonisti, sieno
ahime! non meno così e ben ritratti sì,
ma de' tuoi soliti, schiavi del loro tempe-
ramento o del destino, che non sanno o
non possono mai non dico vincere, ma nean-
che opporsi e combattere. Quella donna
Angioliera è il più bel tipo che mai si
possa immaginare della donna vana, vo-
lubile, sensuale: una vera creazione.
Ma se potrà piacere come vera, come po-
trà piacere per se stessa? Tutto questo
bendetto riprodurre, e con tanto lenocinio[?]
d'arte, il lato brutto dell'umana
natura sol perchè è vero, a che approda
infine se non a peggiorare la natura
stessa? a sempre più indebolire i de-
boli e dominare i forti? Che
con la tua potenza d'artista, con la
estimazione alta e sincera del bello e
del buono con la fede
nella virtù col proposito, che i disin-


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ganni e la malvagità del caso e degli uomini
non ti hanno mai tolto, e prova ne sono
tutta la tua vita, la venerazione che nutri per
certi uomini, l'affetto con cui ricambi la vera
amicizia; con tutte queste doti della mente
e dell'animo, che tu non paghi mai a ritrar-
re altre cose e altre persone non so capirlo.
Intorno alla malvagità e alla debolezza dell'u-
mana natura tu hai votato il sacco ormai.
Provati a ritrarne il lato opposto. Ti fa-
rai leggere non con più interesse, ma con
più edificazione; farai chiudere i tuoi libri
col cuore più largo, con la mente più fresca
con l'aspirazione al bello ed al buono che de-
dev'essere il fine ultimo (o io m'inganno)
d'ogni produzione artistica e letteraria.
    E scusami se io t'ho detto così,
forse esagerando e aggravando, ma perciò
stesso tanto più fermamente e sinceramente,
tutto l'animo mio. Io non potrei nè
saprei mascherarmi con te. O non dirti
nulla, o dirti tutta la verità. Se io


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m'inganno scusami anche di questo, e
credi sempre alla sincerità e all'affetto
grande dell'amico Sandro.

Da Pozzolatico, 1 agosto 1902

 
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