Gustave Huberti a Mario Pratesi

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                          Firenze, Maggio 69.-
 
                 Caro Mario.-

    Mi fa molto piacere que [sic] che voi
avete supprimuto [sic] come io la particola
Signora; mi pare que [sic] fra artisti non
è necessario d'essere so tanto cerimonia.
Ho ricevuto solamente questa mattina
il vostro ritratto che trovo bene, et [sic]
vi ringrazio moltissimo.– volete
assolumente [sic] che scrivo nel [sic] italiano,
ma avresti molto pena a mi capire,
e non posso anche vi scrivere in
questa lingua come lo volerei.
Parto di Firenze in due o tre giorni o di
più per andare a Genova, Turino e
Milano, dove io voglio restare uno o
due settimane, pui [sic] ai laghi di Como
e Maggiore, e di la a Ginevra.–
Ho ancora de belle cose a vedere
avanti di ritornare alla patria mia,
ma meglio prendre [sic] con un, so tanto
che possibile del vostro paise [sic]
    Potrò giammai rivenire in Italia?
non lo so ancora, ma mi ricorderò
sempre di Siena et della vostra
amabilita per me.–
    Non dimentichero di fare i vostri
complimenti alla Signora Laussot e
Schott. – Perdoni si non vi scrivo
piu lungo, ma in italiano


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non posso m'esprimare.–
questo cambio di pensiere non e
possibile, che in una lingua che
si posso scrivere un poco facilmente.–
mi ha fatto molto pena di verdervi
so tanto melancolico la giornata
della nostra partenza, ma non posso
vi lo sprimare come io lo penso.-
Non dimenticate che la vita e
un combattimento, di cui si debbe
sortire victoriosio.–
          "La vie est un combat duquel
          chacun doit chercher a sortir
          victorieux"
Speranza, sempre speranza,
senza quella, non e possibile
di vivere.–
    Perdoni a mia questa ultima
parola, ma siate sicuro, ch'ella
vengo d'un amico
                       A reviderla

                             Gus. Huberti


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     Un amico di voi e venuto da la
Signora Laussot , sono otto giorni, et [sic] ho
anche veduto il filosofo chi e venuto
con voi.–

 
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