Mario Pratesi a Giuseppe Merzario

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                           Prato 8 Agosto 1869.
 
  Onorevole Sig. Direttore,
 
    Ieri sera Le parlai di quanto
era avvenuto, ed Ella non convenne, mi parve,
pienamente, delle mie giuste lagnanze. Stamat-
tina gli alterchi medesimi si son ripetuti e
più gravi, per cui sento che mancherei a un
dovere verso me medesimo e verso Lei, se ri-
manessi più oltre in questo Collegio. Verso di
me perchè ne è compromessa la mia dignità,
la mia pace, la mia salute, verso di Lei
perchè essendo Ella gravato d'altre cure più serie,
è giusto che non riceva molestie. Per
tutto ciò mi trovo costretto, dolorosamente, a
dimettermi dell'ufficio che Ella ebbe la bontà
d'affidarmi. Che se il tenore, tutto l'insieme
di questa vita può tollerarsi a fatica
da chi si trova in altre condizioni che
non le mie, a me, oppresso da molte disgrazie,

Illumo Sig. Deputato
Giuseppe Merzario


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di salute malferma, bisognoso di molta quiete e costretto a studiare e
a attendere a qualche piccolo [illeggibile], riesce davvero incomportabile. Mi diparto
da questo luogo recando nella memoria della [sic]
sua molta bontà a riguardo mio della quale le sono grato e sarò. Solo mi
duole di aver dovuto abbandonarlo sì presto,
e di non aver corrisposto come era nel mio
desiderio, e come Ella sperava.
    Mi scusi e mi creda quale me Le
profferisco con tutta la stima
 
            Di Lei, Sig. Direttore

                                 Devtmo
                              Mario Pratesi


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auguro poi ai giovinotti ai quali fin troppo molesto
che trovino altro istitutore che sappia meglio
compatire ai loro difetti e meglio
consigliarli e meglio guidarli.

 
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