Luisa Mussini Franchi a Mario Pratesi

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                   Siena 26 7bre 1918

Caro Professore ed Amico

    Tutte le volte che Le scrivo
dovrei recitare il confiteor per
i miei lunghi silenzi; ma Lei
comprende e compatisce, quindi
ne faccio a meno. L'ultima
Sua cartolina (non oso dirne
la data) era malinconica as-
sai, e tanto più mi rimprovero
di non avervi risposto prima.
    Mi domando come si sarà
per Lei risolto il problema
domestico. Per le sua donna
di servizio sembrami cosa
buona che il matrimonio


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venga a legittimare il passato; ma
per Lei capisco che non dev'essere
piccolo pensiero quello di trovarne
un'altra a questi lumi di luna.
    Quando mi scrive me ne dica
qualche cosa.
    E la buona Msa Trigona come sta?
Non ho mai osato scriverle sapendola
così malata; ma se da Lei la saprò
guarita, le manderò una parolina
di congratulazione; e intanto prego
Lei di dirle qualche cosa in nome
mio con sincera simpatia.
    Noi abbiamo continuato e continuia-
mo la solita vita. L'amica Curci
dopo tre mesi di assenza è tornata
a tenerci piacevole compagnia. Dei
buoni Professori, quest'anno il
Raimondi non lascia Siena, per-


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chè il suo appartamento a S. Colombano
fu requisito dai militari. Così non
siamo rimaste tanto sole come gli
altri anni; e ciò per me è una certa
tranquillità, tanto più che il buon
Raimondi è ora il nostro medico
sempre pronto alle nostre chiamate.
    La mia lunetta va avanti: quelle
ore che vi passo intorno sono le mie
ore di pace e di conforto. E credo ve-
ramente che il mio Sandrino mi
presti il suo aiuto (non dico l'opera
sua) come più di quando eravamo
insieme. Mi è caro ascrivere alle
Sue preghiere, alla sua protezione
ogni bene, ogni consolazione che
il Signore mi concede. Giorni fa ne
ebbi una grandissima nel vedere riav-
vicinarsi a Dio un'anima a me
assai cara. E penso a Lei, a


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[in alto timbrato:

       10 Firenze - Posta interna
       verifica per censura]


Lei, Amico buono, pel quale
Sandrino certamente prega
con me....
    Il Botto scrive poco: certo
la sua vita non è facile, tut-
t'altro. So che sta un pò
meglio, e, grazie al Cielo,
ha messo le bambine in col-
legio. Troppo era necessario
allontanarle dalla mamma
malata –
    Caro Amico, non imiti me:
mi scriva, mi dica tante cose
di Lei, di ciò che Le è caro –
Scordavo una cosa: la Curci vide
a Milano l'Anzoletti, per la quale
sentì subito tanta simpatia; la
trovò molto giù di salute! –
    Tanti saluti da lei, da Adelina, che
ora sta proprio bene, dal Prof. R., e le
più amichevoli cose dall'affma

                Luisina di Sandro

 
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