Luisa Mussini Franchi a Mario Pratesi

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                               Siena 22 Nov. 1918

Caro e buon Amico,

    Ieri sera abbiamo terminato la lettura
del suo commoventissimo racconto "Un
povero soldato
"; perchè, per goderne insie-
me tutte, ne abbiamo fatta la lettura ad
alta voce, dopo cena, in tre o quattro sere.
    Parlo dunque per conto di tutte e tre, dicendo-
le l'ammirazione, la commozione e il
profondo godimento provato a quelle pagine
di sì sublime semplicità. Le ultime,
che descrivono la battaglia ( e qui, France-
schina
diceva, ben a ragione: pare che ci
sia stato!) e la catastrofe, sono una pittu-
ra meravigliosa- Ora poi, per conto mio,
devo dirle la consolazione che ho provata
trovando in quelle pagine un così
vivo sentimento di fede- dirò di più


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-la manifestazione evidente dell'irresitibile
tendenza e aspirazione del suo cuore verso
quei conforti che la nostra sola benedetta
religione può dare a chi soffre. Amico
mio, non Le nascondo che l'animo mio
si è aperto a una grande speranza, e non
posso a meno di dirle con l'ardore del più
devoto affetto: oh! non respinga questo
impulso del cuore che dice la vera parola!
Per un piccolo sforzo che Lei faccia a
vincere chimerici ostacoli, Le prometto
una consolazione ineffabile- che dico?-
un torrente di consolazioni, quali non
possono scaturire che da quella sorgente
d'acqua viva alla quale, chi attinge, non
avrà più mai sete. Mi pare che se fossi
presso di Lei, queste ultime parole mi


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troverebbero in ginocchio, non tanto a
pregar Lei, quanto a chiedere al Signore di aiu-
tarla per andare a Lui…. E questo lo faccio
ogni giorno, e con maggior affetto dacchè
Lei mi ha scritto di "averne un gran bisogno".
    E così La raccomando al mio Sandrino,
il quale Le voleva tanto bene, e sempre
Le desiderò questo bene. Oh! se saprò un
giorno che le preghiere benedette di Lui sono
esaudite, quale gioia ne proverà il mio
cuore! E ora dovrei dirle: mi perdoni
tanto ardimento; ma credo che Lei saprà
vedervi un segno di sincera amicizia,
e come tale accettarlo benevolmente-
    Siamo sempre nella gioia della
nostra splendida vittoria, e della
fine gloriosa di tutta questa tremenda
guerra, che ci fa sempre ripetere :


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Dio sia benedetto! Pazienza se il
disagio economico durerà ancora
un poco: questo si sopporta meglio
ora che siamo liberati dall'incubo
della guerra-
    Caro Amico, si abbia riguardo con
questo gran freddo; spero che non
sarà visitato dall'influenza. Noi
sempre bene. E la Marsa Trigona?
Me la saluti caramente-
    Le più care cose da Adelina
e dalla Curci; grazie a Lei del dono
tanto gradito del Suo stupendo lavo-
ro. E mi abbia sempre per
                            Affma

                Luisina di Sandro F[ranchi]

 
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