Dante Pratesi al fratello Mario Pratesi

1234


                         Parma 7 Giugno 1869.

Carissimo Fratello.

    Ho ricevuto questa tua lettera
del 5 corrente con entro la tua fotografia
che desideravo ardentemente dopo la tua
visita in quel triste luogo1, e con mia
grandissima consolazione ho veduto che
di fisico sei molto migliorato. Sì mio
caro Mario io terrò questo tuo nuovo ritrat-
to come un carissimo ricordo, e l'ho già
messo con tutti gli altri che mi hai dati,
e che conservo gelosamente.
Foscolo passò di quà, venendo da Torino
ove era stato a fare un corso di armi e da
lui seppi la tua partenza per Firenze
e della venuta a Siena di Tito. Aspettai
diversi giorni e non vedendo nè tue lette-
re, nè del Babbo nè di Tito, scrissi al
Babbo per sapere qualcosa di positivo,
ed il povero vecchio mi scrisse subito,
sternandomi il suo dispiacere per la tua partenza di casa, dicendomi che
stava con te molto volentieri, ma
che si rassegnava potendo questo


pagina 2



soggiorno a Firenze giovare al tuo
spirito. –Io non ti scrivevo perchè non
sapevo se tuttora eri in codesta città,
e desideravo vivamente d'avere
tue lettere per sentire come te
la passavi. Finalmente ne ho avuta
una ma debbo dirti che avrei brama-
ta che fosse un poco più lunga, che
fosse insomma una di quelle lettere
affettuose come mi scrivevi una volta.
È molto tempo che non ne ricevo più
di simili. Forse che io non son sem-
pre il tuo più caro fratello? Eppure io
ti amo tanto Mario mio! E ti giuro
che il mio più grande affetto è per te
ed a nessun altro può essere secondo; e
quando vedo che stai molto tempo
senza scrivermi e che dopo mi viene
una lettera secca, secca, che appena
mi parla di te, io ne sento un tal cruccio
che mi fa star male. Perciò
Mario scrivimi più spesso, ed ora dimmi
come ti trovi nel tuo nuovo posto, se
vi stai volentieri, e come passi il tuo
tempo. Io credo che se tu lo vorrai po-
trai dar lezioni, e se ciò è vero, ti esor-
to a farlo, anche per
acquistare la pratica necessaria per


pagina 3



l'insegnamento. Non ti occupare sover-
chiamente e cura la tua salute.
Anch'io ho sempre ritenuto, e molti lo
possono dire, che tu non sia stato mai
ammalato mentalmente, ma però or
fa un anno la tua salute era molto
alterata da far temere delle serie con-
sequenze. Se tu fosti posto in quello
stabilimento fu in seguito di tre con-
sulti medici i quali dichiararono che
ti occorreva fare una cura lunga e
radicale. Foste [sic] strappato dalle mie braccia
e tu sapessi qual vita fu la mia da
quel giorno! ...ed io che ti stetti sempre
vicino debbo dire che avevi spessissimo
dei forti vaneggiamenti, ed ora che il
pericolo è passato, che grazie al cielo
tu sei tornato a star bene, debbo
dire che fu buona cosa ascoltare il
consiglio dei Medici, mentre asserisco
e loro anche lo asseriscono che tu non
sei stato mai mentalmente amma-
lato, ma dicono soltanto che la tua malattia
era un principio di congestione
cerebrale. –Ma adesso Mario mio
non ci pensare più, è questa la rac-
comandazione che ti ho sempre fatta
soggiungendoti, e chiunque ti dirà
lo stesso, che ogni essere vivente può


pagina 4



essere ammalato come lo foste [sic] tu, ed
essere nel tempo stesso l'uomo il
più savio di questo mondo.
Ho piacere sentire che l'Abba ti scrive
lettere affettuose, è sono vere perchè
quel buon'amico [sic] ti ha sempre voluto
molto bene. Salutalo anche per parte
mia. – Ti prego di mandare un ritratto
ai Fratini i quali ti hanno dimo-
strato tanto affetto e tanta premura.
Indirizzalo allo Zio Tommaso Fratini.
Io mi preparo per l'esame che avrò a
Luglio, ed il 1 di Agosto questa scuola sa-
rà terminata, e nel 1869 o ai primi
del 70 spero di avere la promozione. Con
quanta fatica eh? conviene dire che
non siamo fortunati! ma io me la
piglio poco, e come ti dissi in altra
mia tutta la mia felicità stà nel
sentire, e vedere che tu sei conten-
to. Aspetto presto tue lettere, ed una
almeno (se non vuoi scrivermi più spesso)
ogni 15 o 20 giorni. -Leggerai sui giornali
che ieri sera a Parma vi fu del buggerio. Furono
dei ragazzi che spensero i lumi del municipio con sas-
sate e quelli del Comando della divisione militare. Un poco
di cavalleria uscita fuori fece finire tutto, e dopo una
1/2 ora la quiete era tornata. Erano soltanto ragazzi, ma


[in margine, in alto, p. 1]

vorranno dargli di dimostrazione politica.
Addio, saluta Barzellotti ed ama sempre il tuo affmo fratello
             Dante


Ai primi d' Agosto spero
d'avere un permesso
ma ad ogni modo noi ci rivedremo
prima che io parta per la Sicilia. –


[in un quadretto, p. 1]

Ti prego andare alla Tipografia Cas-
sone e prendermi un opuscoletto che costa 30 centesimi in-
titolato =Della responsabilità in guerra= tradotto dal Tede-
sco2. – La tipografia credo che sia in via Cavour #8. - Bar-
zellotti deve saperlo. -


[busta]

Lettere del mio Carissimo Padre. –
A chiunque cadessero nelle mani si prega di farle
pervenire al mio Genitore con un mezzo –
Pistoia il 21 Giugno 1869



1. L'Ospedale Psichiatrico San Niccolò a Siena.
2. Si riferisce al libro Della responsabilità in guerra (Über die Verantwortlichkeit im Kriege) di Alberto Federico Rodolfo d'Austria-Teschen (l'Arciduca Alberto), stampato a Vienna nel 1869.

 
Image of Page 1