dal Taccuino 2009.19 5-4

Mario Pratesi a Giacomo Barzellotti

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La tela della mia novella — Il Capita-
so delle corazze
— si prestava a un lungo ro-
manzo. Ne ebbi chiara la prospettiva, ma
dovei ristringerla nei confini d’una novella, e
questa ha parti troppo lunghe in uno svol-
gimento troppo sommario. Rappresentando
quella età stagnante nel dispotismo gesui-
tico senza spirito religioso, ma invasa da
un vile timore del Padre Eterno e del Santo Uffi-
zio riebbi a mente il vecchio regime prima
Che il Granducato di Toscana sparisse dalla
carta d’Italia. Nell’armatina toscana non
mancavano tipi e cagnotti osceni come quel
capitano delle corazze. Ma ai miei pochi let-
tori superficiali sfuggirà certo una cosa.
Se grande è la bassezza e l’inanità porta-
ta da quella religione ipocrita, assurda e tutta
esteriore, nemmeno io credo nei miracolosi be-
nefici sociali della scienza, la cui alba appa-
risce nel giovane Samuele. L’una e l’altra




hanno i loro effetti funesti, né io so quali siano i più gravi.
Il problema umano che consiste nel trovare il più benefico
appagamento della coscienza, è per me insolubile. Questo ap-
parisce nel dialogo tra il rabbino e il figliuolo Samuele
e in qualche altro luogo della novella. Insomma io non
mi esalto a riconoscere tutto il bene, tutta la luce da
una parte, e tutto il male dall’altra.

Cannero 25 agosto 19111                         M. Pratesi

Cannero, 26 agosto 19112

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1. Bozza di lettera in risposta a Barzellotti. Vedi Mario Pratesi da Barzellotti 1911-08-21. La versione mandata a Barzellotti si legge in Fatini, G. “Un romanziere amiatino, Mario Pratesi (Lettere a Giacomo Barzellotti)” Annuario 1931-32 del Liceo Ginnasio Carducci Ricasoli (Grosseto 1933), pp 45-46 25 ago 1911.
2. Vedi anche Taccuino 2009.19 5-4 Scomparsa la Gioconda.

 
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