dal Taccuino 2009.19 5-5

Lina Trigona da Mario Pratesi

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Alla Signora Lina Trigona1

     Ebbi la cara sua a Siena ove sono da pochi giorni perché
cercai invano il desiderato luogo campestre. Il caldo diabolico di Firenze
qui è minore d’un grado, ma i 360 metri d’altitudine danno un alito più
fresco a queste colline: l’arte poi qui è più raccolta, men frastagliata
del modernume invadente, e almeno per me, ne è quindi maggiore la sedu-
zione. Qui inoltre ritrovo come [sic] le voci della mia vita che io chiamerei
la vita-ombra, cioè quella lontanissima del mio non dolce passato. Sono voci che odo
io solo come tracce che io abbia lasciato di me, e delle mie impressioni
tanti e tanti anni fa, per queste vie antiche e immutate. Sono vecchio, e
quei ricordi mi si riavvicinano come immagini di defunti.
     La Signora Mussini le ricambia tutta la sua simpatia: par-
liamo di Lei e la desideriamo. Ella dovrebbe venire a Siena per un paio
di giorni: e se non volesse condurre tutta la sua nidiata, potrebbe portare
seco la sua bambina maggiore che è in età da poterle fare da
piccola dama di compagnia.
     Poco mi consola il lieve vantaggio degli alleati2; e molto mi af-
fligge questa turba anonima di poveri padri e mariti e fratelli che qui pure
ingombra le vie, strappati dai loro tuguri, e con indosso una casacca che ricorda (lo dico
senza irriverenza!) quella dei galeotti. La guerra persiste ancora feroce
e minacciosa, densissima d’odio e d’armati.
Ma ciò che mi spaventa e mi inorridisce anche più della guerra
è quello che ne risulta, ed è il fondo ferino, cinico, assolu-
tamente bestiale e immorale degli uomini così detti civili. Nessuna barbarie arrivò
mai in tali eccessi. I tedeschi hanno distrutto la coscienza morale
dell’umanità e il loro esempio sarà imitato anche nell’avvenire.
Oramai sappiamo fin dove può arrivare, negli uomini, la potenza del male, e delle mac-
chine infernali di cui vanno superbi. La pace è lontana, e poi che pace quando
verrà! Perciò il miglioramento a cui Ella accenna, m’è di ben poco
sollievo. Le condizioni degli alleati sembrano migliorate, ma non tanto
da fare allargare alla speranza tutte le ali.
     I capitoli che seguono ora e terminano quel
povero Mondo di Dolcetta3 sono forse i migliori del libro.
Mi voglia bene e mi creda

               Suo aff.
                    M. Pra



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1. Dalla lettera a Giacomo Barzellotti datata 1915-08-15 e dal riferimento alla situazione bellica contemporanea (vedi sotto) possiamo dedurre che questa lettera fu scritta nell’agosto 1915.
2. Probabilmente si riferisce alla Seconda Battaglia dell’Isonzo (la Battaglia del S. Michele), durata tra il 15 luglio e il 3 agosto del 1915 in cui l’esercito austro-ungarico fu brevemente respinto. La battaglia fu sospesa il 3 agosto per mancanza di munizioni dalla parte dell’artiglieria italiana, e in effetti, come predice Pratesi, fu ripresa a ottobre (Terza Battaglia dell’Isonzo).
3. Con il numero del 1 gennaio 1916 della Rassegna Nazionale appare la prima puntata del romanzo nella nuova versione riveduta e corretta.

 
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