Niccolò Tommaseo a Mario Pratesi

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[mano ignota, probabilmente di Caterina Tommaseo]


P[regiato]. S[ignor]. P[ratesi].

     Mi ricordo bene de' versi ch'Ella mi
lesse; nel farmeli ora rileggere, noto, come de'
migliori, i seguenti; augurio d'ancora migliori:
(il sole) per l'immenso mare L'ultimo raggio al-
lunga, e lento tace— Se vela fuggitiva in mar
trapassi, L'occhio mal vede— Ed or te pure, Gio-
vinetto guerrier, te pure al cupo Della tomba con-
ducono, odoroso De' fior' di primavera— (il ves-
sillo guerriero) Sul giovanil tuo feretro s'inchina--
Alte veglian le stelle, e in mar di nubi, Come
naufraga, appare e discompare (la luna)—A'
nostr' occhi risorger, tutte bianche Di pallor se-
polcrale, ovver di luce Che non sembra terre
-na irradiate
1. —Alle paterne sconsolate case-
Nell'amarezza de' congedi estremi
.— Sin d'al-
lora Le dissi già che, informati di migliori
speranze, i versi Suoi diverrebbero ancora
migliori. Ella Si affezioni a cotesti giova-


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notti2, e benefichi la vita loro,
ispirando in essi quel sentimento religioso che può com-
fortare [sic] eziandio la Sua vita. Augurii cor-
diali del Suo

Il dì d'un grande cittadino
e poeta, Isaia, 1869
         Firenze
                                        Dev.

                                       Tommaseo



1. Mario Pratesi, "In morte di Giovambattista Bertossi, friulano, uno dei Mille" (Firenze: Cellini, 1869).
2. Si riferisce agli studenti dell'Istituto Cicognini (Prato) dove Mario Pratesi, avendo lasciato il posto di segretario del Tommaseo, andò ad insegnare.

 
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