Niccolò Tommaseo a Mario Pratesi

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[mano ignota, probabilmente di Caterina Tommaseo]


P[regiato]. S[ignor]. P[ratesi].

     Di quello che nel suo lavoro può me-
no piacermi, la Sua forse giudica più severo che
la coscienza mia stessa. Io piuttosto Le dirò
che il linguaggio di Lei suona a me senese in-
sieme e italiano, disinvolto senza triviali-
tà, eletto senza affettazione. Si vede ch'El-
la sa essere sobrio; dote rara oggigiorno, che
non si suol intendere come basti dire le cose una
volta, e il dirle due risichi di farle sentir me-
no, e più di due farle intendere sempre peg-
gio. Pensando, scelga i germi fecondi; poi,
correggendo, tolga le inutili fronde. Raccol-
ga le memorie di quel che ha visto e pro-
vato; e non ritragga sentimenti de' quali
non abbia concetto, o almeno indizio, nella
propria esperienza. Non confonda le fan-
tasie cogli affetti; non si rinchiuda in
se stesso; osservi l'uomo ne' suoi aspetti
migliori, e ne' loro più nuovi aspetti le
cose. E nelle cose e negli uomini e in Sè sen-
ta Dio; e a Lui raccomandi anche il Suo
                                        dev.

                                     Tommaseo
9 ag. 71
          Fir.


[busta]

Fuori Pta. S Gallo
al Pellegrino

Preg. Sig.
Mario Pratesi
             Firenze

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